martedì 16 agosto 2016

Lui è il Generale Sergio Costa. ha lanciato un'accusa gravissima contro il Governo Renzi. Guadate cos'ha scoperto..

LA RIVELAZIONE: «GLI ECOMAFIOSI HANNO BRINDATO ALLA NOTIZIA»

«Abbiamo scoperto Terra dei fuochi. E ora lo Stato ci vuole smantellare»
Intervista esclusiva al generale Costa: «Folle sciogliere il Corpo forestale». Sit in a Roma
Sergio Costa, generale, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Ci sarà oggi a Roma per manifestare contro lo smantellamento della «sua» polizia?
«Purtroppo no».
Perché?
«Questa mattina abbiamo una riunione per decidere quali terreni della Terra dei fuochi vincolare e quali liberare. Non posso andare in piazza, ho l’obbligo etico di dare una risposta al Governo. Quello, per intenderci, che vuole cancellarmi».
LA RIVELAZIONE: «GLI ECOMAFIOSI HANNO BRINDATO ALLA NOTIZIA»
«Abbiamo scoperto Terra dei fuochi. E ora lo Stato ci vuole smantellare»
Intervista esclusiva al generale Costa: «Folle sciogliere il Corpo forestale». Sit in a Roma
Sergio Costa, generale, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato. Ci sarà oggi a Roma per manifestare contro lo smantellamento della «sua» polizia?
«Purtroppo no».
Perché?
«Questa mattina abbiamo una riunione per decidere quali terreni della Terra dei fuochi vincolare e quali liberare. Non posso andare in piazza, ho l’obbligo etico di dare una risposta al Governo. Quello, per intenderci, che vuole cancellarmi».

CLAMOROSO A TORINO: L' APPENDINO DA UN DURO COLPO ALLLA MAFIA DELLE SLOT MACHINES

Depositata dal M5S una mozione per limitare gli orari di funzionamento di slot machine e vlt. Alla ripresa dei lavori, il sindaco Appendino predisporrà un’ordinanza che metterà un primo argine alle “rivendite” di azzardo di Stato. Con altri 18 comuni della provincia, si costituirà così una fascia di (minima) sicurezza di circa 200km regolati da norme condivise sugli orari. Dopo anni di belle parole e ben pochi fatti, anche Torino inverte la rotta

Sono passati solo 2 anni esatti, ma sembra un secolo. Era la fine di luglio del 2014 quando, per le strade di Torino, campeggiavano scritte e manifesti che sapevano di beffa: “Col gioco del lotto – si leggeva – la città diventa più tua”. Una sorta di “caccia al tesoro”, durante il Traffic Festival, che sapeva di beffa; l’amministrazione comunale guidata Piero Fassino non aveva trovato nulla da ridire, accettando una ricca sponsorizzazione da parte di una società dell’azzardo di Stato, anche se quella sponsorizzazione era in netto contrasto con un regolamento comunale che la stessa maggioranza PD aveva allora votato. Tra l’etica e la realtà, si disse, c’è di mezzo il mare e davanti ai 250mila euro che sarebbero entrati nelle casse del comune meglio non andare troppo per il sottile. Evidentemente si sottovalutava il problema.
Oggi, però la musica è cambiata. Il Movimento 5 Stelle ha infatti annunciato che, finita la pausa di agosto, il primo provvedimento che verrà portato in discussione e votazione in Consiglio comunale sarà una mozione No Slot depositata ieri pomeriggio dal capogruppo Unia. Mozione che prevede limitazione di orari di apertura e rivendita di azzardo legale e impegna Chiara Appendino a predisporre un’ordinanza in tal senso. Limitazioni di orari e distanze da luoghi sensibili sono i provvedimenti più temuti dalle società dell’azzardo legale, perché vanno a toccare il punto nevralgico del loro business: la possibilità di proliferare indiscriminatamente e incontrollatamente, invadendo spazi e tempi del quotidiano.
Il giro di vite della prevista ordinanza contro l’azzardo oramai farà blocco e sistema con le ordinanze di altri 18 comuni della provincia che si sono impegnati in tal senso e, spiegano dal M5S, sarò solo il primo passo verso un impegno e una lotta totali contro questo fenomeno degenerativo che aggredisce il legame sociale e ha devastanti conseguenze economiche, sanitarie, relazionali e di ordine pubblico. «Torino – ha spiegato il capogruppo Unia – si appresta infliggere un duro colpo al gioco d’azzardo legalizzato».

SARTORI MASSACRA RENZI IL CODARDO: “ITALIANI, SVEGLIATEVI: E’ UN IMBROGLIONE! LE RIFORME? TUTTO IL SISTEMA E’ FONDATO SU ERRORI E INCOMPETENZA”

CI VUOLE SARTORI PER ASFALTARE RENZI: “IMBROGLIA LE CARTE SU TUTTO. LE RIFORME? TUTTO IL SISTEMA E’ FONDATO SU ERRORI E INCOMPETENZA. I FUTURI SENATORI SARANNO LA PEGGIORE CLASSE DIRIGENTE. ANCHE SE PERDESSE IL REFERENDUM, RENZI NON SE ANDRA”
Il più brillante politologo italiano: “Renzi è svelto, furbo, agile ma chi governa non può fare solo propaganda, deve rispondere del proprio operato- Per fare le riforme bisogna studiare, avere competenze: invece i politici oggi passano il tempo in televisione…

Silvia Truzzi per il “Fatto Quotidiano”

 Da dove cominciamo? Da dove vuole, tanto in Italia non c’ è una cosa che sia a posto!”.
Siamo a casa del professor Giovanni Sartori, politologo e padre della Scienza politica in Italia, a parlare di riforme costituzionali e legge elettorale che, secondo molti, sbilanceranno il sistema democratico a favore dell’ esecutivo.
Professore, perché non c’ è nulla che sia a posto?
Tutto il sistema oggi è fondato su errori e incompetenza. Abbiamo un Parlamento eletto con quell’ obbrobrio del Porcellum che adesso riforma la Costituzione. Abbiamo un presidente del Consiglio che non ha vinto le elezioni, ha semplicemente vinto le primarie del suo partito. Poi ha vinto le elezioni europee, ma questo naturalmente non c’ entra nulla: non si può fare un’ estensione per analogia!
Le primarie sono state usate come legittimazione e poi anche le Europee. Ma non va bene. Aggiungo una cosa che ho più volte scritto: l’ articolo 67 della Costituzione prevede l’ assenza di vincolo di mandato, un concetto che Grillo e il Movimento 5 Stelle non conoscono.


La rappresentanza di diritto pubblico prevede che ogni membro del Parlamento non rappresenta i suoi elettori, ma la Nazione. Altrimenti torniamo alla rappresentanza di diritto privato, come nel Medioevo.
Ha detto che voterà No al referendum sulla riforma del Senato. I costituzionalisti hanno sottolineato come leda il principio di rappresentatività, dato che i senatori non saranno eletti ma mantengono competenze come la revisione costituzionale; eleggono i giudici della Consulta e il presidente della Repubblica.
Il problema vero sono le competenze, non l’ elezione diretta: in molti sistemi c’ è una Camera delle Regioni. Così però è un caos. I nostri futuri senatori non dovrebbero avere voce in capitolo sulla revisione costituzionale. E nemmeno l’ immunità. Senza contare che i nostri cento arrivano dalla peggior classe politica di cui l’ Italia disponga: basta guardare gli scandali e le inchieste della magistratura sui consiglieri regionali.
Il combinato disposto di Italicum e nuovo Senato cosa produce?
Il Porcellum era fatto su misura per Berlusconi con un premio di maggioranza oltre ogni misura. La famosa legge truffa del 1953, truffa non era perché il premio scattava per chi la maggioranza del 50 per cento dei voti l’ aveva già raggiunta.
Mentre sistemi come il Porcellum e l’ Italicum trasformano una minoranza in una maggioranza. Sono sempre stato favorevole ai premi di maggioranza, a patto che servano a rafforzare la maggioranza, non a crearla.
Cosa si potrebbe fare?
Sono sempre stato favorevole al doppio turno, a patto di vietare le coalizioni: nel mio progetto ogni partito si presenta da solo. Questo garantisce una selezione vera: ogni forza politica presenta il suo candidato migliore, quello che più garantisce l’ accesso al secondo turno.
È un modo per dare una preferenza (le tanto osteggiate preferenze, che poi sono rientrate dalla finestra nell’ Italicum!) che però in questo modo non sarebbe manipolabile. Il maggior difetto dell’ Italicum sta nel premio di maggioranza: chi raggiunge il 40 per cento dei voti lo ottiene, prendendo 340 seggi, cioè il 55 per cento del totale.
Perché non ridurre il numero dei parlamentari o non abolire il Senato tout-court ?
Perché sarebbe una modifica radicale, una vera rivoluzione, più difficile da far passare. Peraltro, ormai i sistemi monocamerali sono molto diffusi, il bicameralismo era figlio di un altro momento storico.
 Ma per fare una riforma del sistema così radicale bisogna studiare, avere competenze: invece i politici oggi passano il tempo in televisione. E quando non sono in onda si preparano per la successiva apparizione. Non è tanto che non lavorano, è che lavorano su cosa e come rispondere quando vanno in tv.
Qual è il suo giudizio sull’ operato di Renzi?
È svelto, furbo, agile. Uno con i riflessi prontissimi. Però imbroglia le carte su tutto: un conto sono le promesse elettorali, un altro camuffare la realtà. Chi governa non può fare solo propaganda, deve rispondere del proprio operato: non è una cosa accettabile da parte di un premier.
Ha detto che se perde il referendum lascia la politica.
È un approccio scorretto. Si focalizza l’ attenzione su di lui e non sulla legge di riforma. Ma è ovvio che non se ne andrà, nemmeno se dovesse perdere. Scoprirà che è indispensabile alla patria.

lunedì 15 agosto 2016

LA FIGLIA DI D’ALEMA? NON E’ DISOCCUPATA E NEMMENO PRECARIA: SAI DOVE LAVORA? LEGGI QUI

Se la figlia di D’Alema è nello staff di Della Valle
Dietro le quinte dello scontro politico. Giulia lavora da tre anni nella sede della Tod’s a New York. E il padre spara a zero sul “nemico” Matteo
Roma – Prima che il Corriere decidesse ieri di concedergli il titolo di apertura della prima pagina («Renzi istruito da Verdini»), le ultime tracce lasciate da Massimo D’Alema (ex presidente del Consiglio, ex segretario del Pds, ex ministro degli Esteri) risalivano al 3 settembre: un colloquio con la sopravvissuta edizione online dell’ Unità per lamentarsi di come il premier non avesse mantenuto la promessa di nominarlo Mister Pesc al posto di Federica Mogherini.
Non era un bel segnale aver scelto come interlocutore il vecchio organo di partito in liquidazione per annunciare di essere ancora vivo politicamente, a dispetto dei necrologi vergati dagli adulatori di un tempo che oggi sono bellamente transitati alla venerazione di «San Matteo da Firenze».
Ma il líder Massimo ha un buon motivo per partecipare al cannoneggiamento di Palazzo Chigi deciso dalla corazzata di Via Solferino. Qualcosa di importante lo lega al Corriere e al suo azionista più scalpitante, quel Diego Della Valle sempre più in procinto di lanciarsi nell’agone politico. La figlia dell’ex premier, Giulia, lavora da tre anni come Marketing & Events specialist presso la sede newyorchese di Tod’s, il brand creato dall’imprenditore marchigiano. Ipotizzare sommessamente un «debito di riconoscenza» nei confronti del fustigatore numero uno di Renzi non è un esercizio di dietrologia.
Alla luce di questa liaison non può perciò sorprendere l’inusitata scelta del direttore del quotidiano di Via Solferino, quel Ferruccio De Bortoli che mercoledì scorso attaccò Palazzo Chigi con un editoriale al vetriolo. La denuncia dello «stantio odore di massoneria» che promanava dal Patto del Nazareno tra Silvio Berlusconi e il premier-segretario del Pd ben si abbina a quel «Renzi istruito da Verdini». Il termine «istruire», infatti, appartiene al gergo massonico e simboleggia il progressivo apprendimento dell’«arte muratoria». D’Alema, perciò, ha accettato la lettura «mistica» dell’accordo tra Renzi e Berlusconi e ne ha approfittato per riproporre le proprie critiche sul Jobs Act e sull’articolo 18.
L’altra accusa mossa a Renzi è aver perso la sfida con Angela Merkel che controlla la politica europea e tiene sotto scacco il presidente della Bce, Mario Draghi. Insomma, come dice D’Alema: «C’è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all’Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti».
Emerge così la figura di un premier incapace ed eterodiretto: in buona sostanza le stesse tesi di Diego Della Valle, azionista del Corriere in lotta contro la «renziana» Fiat e che ieri ha utilizzato Corriere e Repubblica per far filtrare l’idea di una prossima «discesa in campo». Il «rottamato» numero uno, sedotto e abbandonato sulla via di Bruxelles, si è così guadagnato un’ultima chance.

VINCE 2 MILIONI AL “GRATTA E VINCI”: LO STATO LO FOTTE, E PER NON PAGARLO SI INVENTA UNA DENUNCIA! QUANDO SMETTERETE DI FORAGGIARE I PARASSITI?

QUALCHE TEMPO FA VI AVEVAMO RACCONTATO CHE I “GRATTA E VINCI” SONO UNA VERA E PROPRIA TRUFFA (CLICCA QUI PER L’ARTICOLO) MA A TANTO PENSAVAMO CHE LO STATO NON FOSSE ARRIVATO…
Carpi, vince due milioni di euro al Gratta e vinci ma Lotterie Nazionali minaccia querela: “Il biglietto è falso”
Era cominciato un sogno a occhi aperti per un uomo di Carpi quando in mano si è ritrovato un biglietto vincente del Gratta e vinci da due milioni di euro. E presto l’uomo si è ritrovato a vivere un incubo terribile. Secondo la commissione delle Lotterie Nazionali, il suo biglietto sarebbe contraffatto e non sono bastate nei primi giorni le richieste di chiarimento da parte del suo avvocato per ottenere risposte esaustive. Secondo il legale il biglietto era semplicemente stropicciato, perché il suo cliente lo aveva piegato.
La sorpresa – Quando l’uomo aveva acquistato e grattato il biglietto, è stato convinto di aver vinto solo 50 euro. Il negoziante a cui si è rivolto però gli ha consigliato di grattare meglio, perché la macchinetta non riconosceva il tagliando. Andata via altra patina argentata, è arrivata l’inrcedibile scoperta della vincita di due milioni di euro.
La beffa – Oltre il danno di non poter inccasare i milioni, l’uomo si è visto anche la minaccia di querela da parte di Lotterie nazionali. A quel punto la contromossa del suo avvocato Federico Brausi: “Ho richiesto alla Procura di Roma di poter vedere il verbale della commissione – ha detto l’avvocato al Resto del Carlino – così potremo capire la contestazione e sapere contro chi avviare un eventuale procedimento civile per riscuotere il denaro”.

PORTA VIA I SOLDI DALLA BANCA: I PARASSITI HANNO ESCOGITATO UNA NUOVA PORCATA. MENTRE LASCIANO CHE LE GRANDI AZIENDE, FIAT IN TESTA, EVADANO FINO ALL’ULTIMO CENTESIMO GRAZIE ALLO SPOSTAMENTO DELLE LORO “SEDI LEGALI”

L’Agenzia delle Entrate e i controlli sui conti correnti
Saranno le banche e gli uffici postali a girare i nostri dati all’Agenzia delle Entrate. Il Fisco verrà a conoscenza dell’importo medio del conto rapportato a un anno
Arriva il grande fratello fiscale. L’Agenzia delle Entrate dal 30 giugno potrà controllare quotidianamente i conti correnti dei contribuenti.
La novità voluta dal governo con la legge di stabilità, amplia i poteri del Fisco.Con questa mossa il Fisco avrà accesso alla giacenza media dei nostri depositi e tutti i dati andranno nella “Superanagrafe” dei conti correnti. Saranno le banche e gli uffici postali a girare i nostri dati all’Agenzia delle Entrate.Il Fisco verrà a conoscenza dell’importo medio del conto rapportato a un anno. Il calcolo si ottiene dividendo i saldi giornalieri per 365. Il Fisco adesso fa una grande salto di qualità già adesso i correntisti sono nel mirino dell’Agenzia, ma con l’accesso diretto alle giacenze di fatto la marcatura sarà più stretta
L’analisi costante del conto sarà un’arma contro i movimenti sospetti con riempiemnti e svuotamenti del conto. L’obiettivo di questa operazione legata alla giacenza media, sostengono all’Agenzia, sono i controlli sull’Isee, lo strumento di valutazione della
situazione economica di coloro che richiedono prestazioni sociali agevolate (borse di studio per i figli, esenzioni sanitarie o sgravi sulle rette scolastiche). Insomma per stanre i furbi, il Fisco violerà la nostra privacy e i nostri conti…

domenica 14 agosto 2016

HA CAMBIATO 7 PARTITI IN 14 ANNI: RENZI LA PREMIERA’ CON UNA POLTRONA D’ORO. TI PRESENTIAMO LA REGINA DEI PARASSITI

DORINA BALLERINA – DORINA BIANCHI, L’ALFANOIDE CANDIDATA A FARE IL MINISTRO DEGLI AFFARI REGIONALI, HA CAMBIATO SETTE PARTITI IN QUATTORDICI ANNI – PISANA DI NASCITA, MA CROTONESE D’ADOZIONE, È STATA NEL CCD, NELL’UDC, NELLA MARGHERITA, NEL PD, POI ANCORA NELL’UDC E NEL PDL
Super-cattolica, adesso in Parlamento sussurrano che il suo prossimo approdo sarà di nuovo il Pd renziano. Intanto è diventata molto amica della Boschi. Le contendono il posto le colleghe di Ncd Erminia Mazzoni e Federica Chiavaroli…
di Marco Palombi per “Il Fatto Quotidiano
 Un tempo – ma ora no, ché abbiamo #cambiatoverso – succedeva che i politici tentassero di prendersi un illecito vantaggio sul resto dell’umanità sbottando un irato “lei non sa chi sono io”. Dorina Bianchi, deputata alfaniana che pure frequenta la politica da un po’, questa tentazione non l’ha mai avuta: neanche lei sa chi è, nel senso che è stata quasi tutto. In realtà, come dimostra una serrata intervista concessa a Chi nel 2008, Dorina Bianchi ha alcune certezze: Perizoma o slip? “Perizoma”. Reggicalze o collant? “Reggicalze e collant”. Griffe del cuore? “Prada e Balenciaga”. Parrucchiere? “Una volta a settimana”. Segreto di bellezza? “Essere quasi sempre di buonumore, pensare positivo e una buona crema per il corpo due volte al giorno”.
Come si vede, un certa decisione rispetto al perimetro del sé Bianchi ce l’ha, eccome. Forse politicamente, invece, non s’è ancora trovata: medico, classe 1966, nata a Pisa ma cresciuta nel crotonese, è in Parlamento dal 2001 e da allora ha cambiato 7 (sette) partiti. Questa la sequenza: dal Ccd all’Udc, dalla Margherita al Pd (cambiando due o tre correnti), pi di nuovo l’Udc, infine il Pdl e adesso Ncd. E domani di nuovo Pd, malignano i colleghi. Come che sia, anche solo a voler restare a biglietti da visita e targhette sulla porta, una faticaccia.
ALCUNI GIORNALI, ora, le vaticinano un futuro da ministro degli Affari regionali al posto della corregionale Maria Carmela Lanzetta, dimessasi non si sa più perché. Sarebbe certo il premio per tanta fatica e pure un piccolo miracolo visti gli inizi nella politica nazionale: nel 2001 Pier Ferdinando Casini la candidò nel collegio di Crotone alla Camera in una lista civetta, “Abolizione scorporo”. Prese il 41 per cento dei voti – 85 in più rispetto al rivale dell’Ulivo – grazie ai quali poté entusiasticamente volare a Montecitorio per votare la fiducia a Silvio Berlusconi.
Sono anni importanti: basti ricordare il prezioso lavoro attorno alla legge sulla fecondazione assistita, quella poi devastata da una serie di sentenze della Consulta. Ahilui, il gruppo dell’Udc alla Camera – creato nel frattempo dalla fusione del Ccd col Cdu di Rocco Buttiglione – perde il contributo dell’affascinante Dorina a inizio 2005: pare che il rassemblement centrista affrontasse con poca determinazione i temi del Mezzogiorno.

TASSE TROPPO ALTE? LA PROTESTA E’ IMMEDIATA: INCENDIATO L’UFFICIO DELLE ENTRATE, INCLUSI I MEZZI DEI DIPENDENTI. ECCO DOVE E’ ACCADUTO

I danesi si ribellano: l’Ufficio del fisco in fiamme
A Fredensborg, Danimarca, dieci vetture di funzionari dell’Ufficio delle imposte sono state incendiate e distrutte in segno di protesta. Come riporta ExstraBladet, mercoledì notte la polizia ha avuto comunicazione che gli uffici dell’amministrazione fiscale erano in fiamme. Finora, non ci sono sospetti. Ma, come fa notare Martin Armstrong, la polizia darà la caccia a qualcuno per rappresaglie contro “l’Uomo delle tasse”
Come Martin Armstrong sottolinea, questa non è la prima volta che il mondo ha assistito a questi episodi..
Il 18 Febbraio 2010, un uomo in disputa con l’IRS, ha dato fuoco alla sua casa e si è schiantato con il suo monomotore contro l’Echelon Building, che ospita l’Internal Revenue Service, il fisco americano.
La sua battaglia contro il fisco lo ha reso un eroe per molti, scrive Armstrong

Mentre l’economia rallenta e i governi diventano molto più aggressivi a prendere soldi da tutti,potremmo assistere ad un forte aumento di questo tipo di incidenti, avverte Armstrong. “Questo fa parte della tendenza ad un aumento dei disordini civili. Questo è tutto folle in quanto il denaro non è più tangibile;  e anche le tasse non sono più necessarie. Dovremmo affrontare seriamente il fatto che il denaro non è più quello di una volta. Ci siamo mossi in avanti nella tecnologia, la scienza, la medicina, e in ogni campo tranne che nell’economia.


La Francia è in cima alla lista per una grande rivoluzione fiscale. E si chiedono perché i ricchi fuggono e la disoccupazione aumenta? Questo è il 21° secolo, non il 17°. Il denaro è cambiato e le tasse non sono più necessarie, tuttavia ne creano ancora. Che è come dare un bonus di $ 100 e poi pagare $ 50 per riceverlo”.
Qual è il punto? Spendono comunque più di quanto raccolgono



A loro la bella vita, a voi la bancarotta. Dove finivano i soldi dei correntisti / Foto

Un aereo privato, un ristorante con tanto di chef stellato, uno stadio. I giardini pensili e una serie infinita di quadri di grande valore. Con una ciliegina sulla torta, anzi più d' una: i lampadari in vetro di Murano firmati dal maestro Gianni Seguso, vere opere d' arte in esemplare unico. La sede di Veneto Banca a Montebelluna assomigliava più al palazzo di un monarca babilonese piuttosto che al quartier generale di un istituto di credito con le redici ben piantate nel pur riccho e operoso Nordest.
A ricostruire il dossier è Il Mattino di Padova che dà conto scrupolosamente dell' ostentazione di ricchezza e potere che trasudava dalla Veneto Banca sotto la guida di Vincenzo Consoli, finito agli artresti il 2 agosto scorso con accuse pesanti: aggiotaggio ed ostacolo alle autorità pubbliche di vigilanza. Una ricostruzione, quella del quotidiano veneto, resa possibile dal nuovo corso targato Atlante. Il cda insediato pochi giorni or sono dal fondo di Alessandro Penati non fa nulla per nascondere lo spreco sistematico delle risorse di clienti e azionisti durante la gestione del «ragioniere di Matera». Spreco di cui erano comunque all' oscuro i 120 mila clienti e azionisti che hanno visto svanire come in un falò di paglia tutti i loro averi. Sei miliardi di euro.
Ma che a Montebelluna non si lesinasse certo in spese era una sensazione facilmente percepibile. Occorsa anche al sottoscritto in occasione di un viaggio nella provincia veneta con il nostro direttore, Vittorio Feltri. Era il 2004 e al centro congressi di Veneto Banca si teneva un convegno su temi economici. Erano gli anni dell' ottimismo. L' euro e l' eurocrazia tedescoide non avevano ancora fatto sentire il loro peso su cittadini e imprese del Vecchio Continente. A Veneto Banca, come accadeva praticamente in tutti gli istituti di credito, si respirava un' aria di sicurezza. A guidare le danze, nell' Unione europea, erano proprio i banchieri.
Cosa poteva accadere di sgradevole? A Montebelluna, però, questo primato si declinava con ostentazione. Consoli più che il dominus di una grande banca popolare, qual era, si comportava e si atteggiava da monarca assoluto. Con un understatement, però, che solo i grandi della terra sanno sfoggiare con naturalezza. Dietro l' imponenza di una sede che ricordava da vicino un ministero, la vera opulenza si nascondeva agli occhi dei più.
Come il jet della Bombardier, otto posti più i piloti, acquistato una prima volta al 50% a titolo di garanzia e poi, scrive Il Mattino, «incredibilmente ricomprato nuovo nel 2012 per 10,7 milioni di euro». Utile per far risparmiare tempo ai manager, disse una volta l' ex ad Consoli. D' altra parte un uomo capace di raggranellare oltre 30 milioni di emolumenti in 15 anni di carriera a Montebelluna, non deve essersi fatto tanti problemi a «investire» somme ingenti per conto della banca.
A proposito di investimenti faraonici, un esempio clamoroso è il centro direzionale alle porte di Montebelluna, cinque piani di cemento e vetro che ricordano vagamente un transatlantico. Costo 24 milioni di euro. Il mattone piaceva decisamente ai vertici dell' istituto che nel 2008 acquistarono per 18 milioni la villa Spineda Gasparini Loredan a Venegazzù, per trasferirvi la sede della banca commerciale.
Un anelito di possesso che nel quartier generale di Montebelluna si trasformava anche in clamorose pacchianerie, come le piante d' ulivo secolari messe a dimora in un corridoio largo quanto un' autostrada, fra marmi bianchi e pavimenti in legno massello. E poi i bagni con finiture di alabastro nella sede principale, i giardini pensili in stile babilonese all' ultimo piano, un ristorante privato con tanto di chef da guida Michelin e un numero imprecisato di opere d' arte. Soprattutto quadri, come la «Veduta del canale di Mazzorbo» di Guglielmo Ciardi, valore 300mila euro e il «Rio dei mendicanti» di Francesco Guardi, valutato 600mila euro. Le due tele campaggiavano proprio nell' ufficio più importante. Quello di Consoli.
Per non parlare poi dei lampadari destinati a illuminare le stanze del potere dell' istituto trevisano, realizzati in vetro di murano da Gianni Seguso in stile '700 veneziano. Il più piccolo, da 60mila euro, sovrasta la sala del consiglio di amministrazione. L' altro, grande tre volte tanto, è collocato nell' imponente atrio del quartier generale di Montebelluna. Ma il «grande capo» non era l' unico a beneficiare di una gestione opulenta. Il nuovo ad Cristiano Carrus sta smontando la macchina mangia soldi che ha trovato. Cominciando dalle 150 auto blu utilizzate da dirigenti e quadri. Roba da far invidia a un ministero. Della prima Repubblica.
Attilio Barbieri

A loro la bella vita, a voi la bancarotta. Dove finivano i soldi dei correntisti

fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/11946261/a-loro-la-bella-vita--a-voi-la-bancarotta--dove-finivano-i-soldi-dei-correntisti-.html

sabato 13 agosto 2016

VERGOGNOSO: L'oro olimpico fa gola al Fisco: sugli atleti pende la "victory tax"

Il Fisco non fa sconti nemmeno agli azzurri. L'oro premiato con 170mila euro viene stangato con una tassazione al 20%

La gloria, sicuramente. La felicità di essere sul podio più alto, la cima del mondo. Ma anche la gratificazione economica di 189.800 dollari (170mila euro).


C'è tutto questo per gli atleti azzurri che vincono l'oro alle Olimpiadi di Rio 2016. Ma, al loro ritorno in Italia, incomberà sulla loro medaglia quella che gli americani chiamano, con una punta di orrore e schifo, la "victory tax". È la tassa sul premio agli atleti che ai Giochi hanno primeggiato dando lustro al proprio Paese davanti agli occhi di tutto il mondo. Il Fisco italiano, ovviamente, non si chiama fuori e fra qualche giorno andrà dai nostri atleti a chiedere il 20% della vittoria.
Da un'indagine svolta da Italia Oggi è emerso che "sul gradino più alto del podio, per quanto riguarda i compensi, ci sono gli atleti serbi che incassano 400 mila dollari. Il premio però sconta una victory tax (come la chiamano negli Usa) con un balzello del 15% (per lamedaglia d’oro). Al secondo posto per entità di premio ma anche per livello di tassazione - si legge ancora - gli atleti tricolore che tornano a casa con un premio di 189.800 dollari (170 mila euro) tassati al 20% (premio elargito dal Coni) e infine al terzo posto gli atleti dell’Estonia che ricevono 102 mila dollari liberi da oneri fiscali e quindi esentasse". Agli atleti italiani, insomma, non sarà dato godersi al cento per cento la vittoria. Il Fisco arrogherà per sé una parte del bottino.
Certo, non è nobile parlare di vittoria in denaro quando un atleta ha vinto l'oro olimpico. Ma bisognerà pur campare. E i nostri atleti campano di quello: lo sport con le sue vittorie. In America, dove tutte le tasse sono odiate, la victory tax è sempre stata invisa ai più. Tanto che in questi giorni i senatori hanno già messo a punto una proposta di legge per eliminarla. Va, tuttavia, detto che nel mondo c'è sempre chi se la passa peggio. Gli inglesi, per esempio, non beccano un solo quattrino se vincono l'oro. Devono accontentarsi dei 12mila dollari che ricavano dai diritti di immagine che gli sono corrisposti per la stampa di un francobollo celebrativo. Gli svedesi, invece, non incassano nemmeno quello. Per loro solo la gloria della medaglia.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/economia/loro-olimpico-fa-gola-fisco-sugli-atleti-pende-victory-tax-1296464.html

VAI A LECCARE IL CULO DI RENZI DA UN’ALTRA PARTE”: LA CLAMOROSA SFANCULATA DI GIORDANO A RONDOLINO, IL SEDICENTE GIORNALISTA CHE VIVE IN TV PER DIFENDERE IL CODARDO

Mario Giordano (Direttore TG4) attacca Fabrizio Rondolino (L’Unità) accusandolo di servilismo e devozione nei confronti del premier Matteo Renzi. Continua accusando il giornalista de L’unità di non vedere i mali del paese: “Vai a leccare il culo a Renzi da un’altra parte!”


Scontro Giordano vs Rondolino su Matteo Renzi... di bigcocomero

RISULTATO STRAORDINARIO, C'E' RIUSCITA DAVVERO: LA NOTIZIA CHE NESSUN TG VI DARA'!

Centomila anziani viaggeranno gratis sul bus

È uno dei risultati dell’incontro Comune e Regione per risolvere una delle partite aperte sui trasporti
Tessera gratuita sui mezzi pubblici per gli over 75: quasi 100 mila torinesi. È uno dei risultati dell’incontro Comune e Regione per risolvere le tante partite aperte alla voce, appunto, trasporti in particolare i tagli apportati da tempo dalla Regione a bus, tram e metro gestiti da Gtt.  
La voce tagli e flussi finanziari (leggi: crediti di Gtt nei confronti della Regione) saranno analizzati da un tavolo tecnico che dovrà relazionare a settembre. La sindaca Appendino ha chiesto alla Regione e a Chiamparino di valutare la possibilità di concedere in affidamento diretto il cosiddetto «nodo di Torino» (gomma e ferro) per il quale sono già arrivate più offerte.  

fonte:http://www.lastampa.it/2016/07/19/cronaca/centomila-anziani-viaggeranno-gratis-sul-bus-nej3Wrf5M9Bh47ydFMmkRM/pagina.html

venerdì 12 agosto 2016

I FIGLI DEI PARASSITI? EREDITANO PERSINO IL VITALIZIO! DA 42 ANNI MANTENIAMO UNA MENTECATTA GRAZIE AD UNA FOLLE LEGGE IN VIGORE IN SICILIA! LEGGI CHE VERGOGNA!

Ars, lo scandalo dei vitalizi infiniti: da 40 anni il contributo agli eredi
Sono 117 gli assegni di reversibilità che pesano per sei milioni all’anno sulle casse dell’Assemblea siciliana
Natale Cacciola nacque in provincia di Messina prima ancora del terremoto. Si candidò per il partito monarchico alle elezioni regionali del 1947. E, in virtù dei soli tre anni trascorsi a Sala d’Ercole nella prima legislatura, c’è ancora un erede che – da 40 anni – percepisce dall’Ars un vitalizio: è la figlia Anna Maria, cui vanno puntualmente oltre duemila euro al mese. Anche il marsalese Ignazio Adamo fu uno dei pionieri dell’Assemblea: eletto per il Blocco del popolo, fu deputato sino al 1955. Quando lasciò Palazzo dei Normanni aveva già 58 anni, quando morì (nel 1973) gli anni erano settantasei. Da allora, ovvero da 42 anni, l’amministrazione versa un contributo alla famiglia: oggi 3.900 euro al mese vanno alla moglie Irene Marino, stessa cifra per la figlia Anna Rosa.
La storia passa il testimone alla cronaca, nell’Ars dei privilegi, nell’amministrazione dei vitalizi infiniti: sono 117 gli assegni di reversibilità versati a congiunti di parlamentari scomparsi che già godevano di una “pensione”. Per le sole reversibilità l’Assemblea spende mezzo milione di euro al mese, sei milioni l’anno. Sia chiaro: sono soldi che, in base al regolamento del parlamento regionale, spettano di diritto agli eredi dell’onorevole caro estinto. E, in qualche caso, forniscono un insufficiente ristoro a chi ha dovuto patire tragedie che hanno segnato la memoria collettiva, come nel caso del vitalizio per la signora Irma Chiazzese, moglie di Piersanti Mattarella.
Ma queste uscite, in un’Ars che insegue la spending review, non mancano di sollevare una questione di opportunità. Sia perché derivano da un sempre più labile allineamento al Senato, sia per la natura stessa del vitalizio, non assimilabile a una pensione del pubblico impiego che deriva da contributi trentennali. Riassumiamo le regole: il vitalizio spetta agli ex deputati che hanno fatto almeno una legislatura. Lo percepisce anche chi è stato deputato per appena sei mesi, attraverso il meccanismo del riscatto, se eletto prima del 2000. Alla morte dell’onorevole, il contributo passa al coniuge superstite e, in alternativa, al figlio inabile al lavoro o alla figlia nubile e “in stato di bisogno”.
Queste norme finiscono per premiare, tutt’oggi, parenti di deputati che, anche per pochi anni, si sono affacciati a Sala d’Ercole nell’immediato Dopoguerra. Determinando contributi alla stessa famiglia che, tramandati dal deputato alla vedova e poi ai figli, si perpetuano per decenni.
Qualche altro esempio: Giuseppa Antoci, sorella del deputato ragusano Carmelo Antoci che rimase all’Ars sino al ’55, riceve un vitalizio dal ’78. Un beneficio che dal 1980 viene percepito pure dalla moglie e dai figli dell’onorevole dc Luigi Carollo, in carica sino al 1959. Da 37 anni Irene Recupero, moglie del comunista Pietro Di Cara (all’Ars dal ’47 al ’55), percepisce un vitalizio da 3.900 euro mensili. Circa 2.400 euro mensili vanno invece ad altri beneficiari. Un bonifico con questa somma lo riceve dal 1983 Giovanna Aloisio, consorte del missino Orazio Santagata, che militò in parlamento dal ’51 al ’55. Olga Leto, invece, è la vedova di Giovanni Cinà, democristiano che frequentò l’Ars per quattro anni, fino al 1959: da 25 anni la signora prende la “pensione” di reversibilità. Gioia Eschi è la moglie del defunto deputato socialista Calogero Russo, all’Ars per una legislatura fra il ’51 e il ’55: il vitalizio le tocca da 22 anni.

Il vitalizio da 5.900 euro (lordi) al mese spetta pure a Sergio Alessi, figlio del primo presiedente della Regione morto nel 2008. Nel decreto che concede il vitalizio si precisa che ha più di 60 anni, senza reddito e viveva a carico del padre. Un altro congiunto di un presidente della Regione, la signora Maddalena Nicolosi (vedova di Rino Nicolosi), dal ’98 percepisce un contributo da 2.400 euro mensili.

ADDIO RENZI! FORSE NON LO VEDRETE PIU': POCO FA LA NOTIZIA CHE IL PREMIER E' VICINO AL GAME OVER!

Zero crescita e tasse record Così Renzi affonda il Paese


Il Pil è fermo, aumentano inflazione, debito e scendono le esportazioni: la ricetta del governo ha generato solo disastri

Quattro batoste sul governo e su Renzi in sole 24 ore. La prima è arrivata ieri con i dati sull'infalzione che ha registrato un aumento dello 0,2 su base mensile.

E come se non bastasse sono arrivati anche i dati sulle esportazioni. A giugno le esportazioni registrano un lieve calo congiunturale (-0,4%) mentre le importazioni (0,0%) risultano stazionarie. Poi i dati sul Pil che segnalano di fatto una crescita pari a zero. Nel secondo trimestre del 2016 il prodotto interno lordo (Pil) è rimasto invariato rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del secondo trimestre del 2015. Senza dimenticare gli ultimi dati di Bankitalia: a giugno il debito delle amministrazioni pubbliche italiane si è attestato a 2.248,8 miliardi, in aumento di 7 miliardi rispetto al mese precedente. Tutti dati che fanno capire quanto sia errata la rcetta economica adottata dal governo.
"Pioggia di brutte notizie per Renzi. Bankitalia e Istat suonano il de profundis al governo. Innanzitutto sul debito pubblico: nuovo record a giugno, con 2.248,8 miliardi, a smentire il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, che continua a ripetere, non si sa su quali basi, che diminuisce. Ma negare l'evidenza è una pratica consolidata di questo esecutivo. Lo ha fatto, da quando è in carica, anche sulla crescita, propagandando una ripresa che non c'è", afferma il capogruppo azzurro alla Camera, Renato Brunetta. Sulla stessa posizione anche il leader della Lega Nord, Matteo Salvini: "Italia, crescita ferma e debito pubblico record a 2.248 miliardi. Monti, Letta e Renzi, stesse promesse e stessi fallimenti", afferma su Twitter.
Ancora più dura la posizione della senatrice Anna Maria Bernini, vice presidente vicario di Forza Italia a Palazzo Madama: "Più tasse, più debito, zero crescita. È questo il mesto epilogo di un governo che voleva essere rivoluzionario ma si è perso nelle paludi del tirare a campare per non tirare le cuoia. Sulla pelle del paese reale, che soffre di mancanza di crescita. L'Italia non riparte e l'Istat certifica l'ennesimo fallimento del governo, con un Pil invariato tra il secondo ed il primo trimestre del 2016 e una crescita acquisita nell'anno pari ad un misero 0,6%. La distanza tra i cittadini e la narrazione renziana è siderale; la prossima legge di Stabilità -date le premesse e l'andamento tendenziale- sarà la negazione delle tante promesse fatte e mai mantenute da questo governo". "Gli unici valori - aggiunge - che crescono sono quelli resi noti da Bankitalia: + 5,5 per cento di entrate tributarie e + 7 miliardi di euro in un mese di debito pubblico, che ha raggiunto i 2.248,8 miliardi. Record negativo assoluto. Grazie all'ineffabile premier, più tasse e meno crescita per tutti". Infine Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia afferma: "Nuova frenata per l'economia italiana. Nel secondo trimestre Pil invariato. L'Italia di Renzi non cresce, è ferma e non ha prospettiva. Le cifre mirabolanti del cantastorie fiorentino sono state ancora una volta smentite. Sommersi di tasse, truffati nei risparmi, gli italiani non hanno soldi per gli acquisti e l'economia non gira. Uno sguardo ai risultati degli altri paesi europei traccia dell'Italia un quadro impietoso. Per risollevare la nostra economia l'unica ricetta è mandare a casa questo governo di incapaci". E nel governo cresce la preoccupazione, il viceministro Morando afferma: "E' certamente preoccupante la situazione che viene messa in evidenza dal dato che riguarda l'andamento dell'economia, in un contesto nel quale le nostre previsioni già in autunno erano state ridimensionate per tenere conto dei fattori di instabilità che si stavano determinando nell'economia globale, a cui oggi si è aggiunta in particolare la Brexit con tutte le conseguenze del caso". "Purtroppo - aggiunge - si tratta di un dato atteso, anche se si poteva sperare su un decimale in più, ma la sostanza è che siamo per quanto concerne la dimensione annuale decisamente sotto l'1% e speriamo che nei prossimi mesi, prima di terminare l'anno, le cose vadano meglio. Non c'è dubbio però che l'andamento dell'economia è fonte di preoccupazione e che la causa di questo andamento peggiore rispetto alle previsioni stia nell'incertezza globale che sta purtroppo aumentando".

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/zero-crescita-e-tasse-record-cos-renzi-affonda-paese-1296216.html?utm_source=Facebook&utm_medium=Link&utm_content=Zero%2Bcrescita%2Be%2Btasse%2Brecord%2BCos%C3%AC%2BRenzi%2Baffonda%2Bil%2BPaese%2B-%2BIlGiornale.it&utm_campaign=Facebook%20Page

++ DALLA GIUNTA RAGGI E' APPENA ARRIVA UNA NOTIZIA SENZA PRECEDENTI ++

"La Giunta ha approvato la mia proposta di supportare Atac per realizzare opere infrastrutturali per 18 milioni". Così l'assessore al Bilancio di Roma Marcello Minenna. Sarà evitato il rischio di un settembre nero con una metro A 'ridotta' per mancata manutenzione. "La somma è stata reperita grazie all'operazione di pulizia del bilancio che avevo annunciato durante l'assestamento di luglio - ha detto Minenna -. La metro A sarà più efficiente ed in grado di meglio rispondere alle esigenze dei cittadini, derivanti anche dalla riapertura delle scuole". 

"Un risultato che conferma la mia fiducia all'Ad di Atac, Marco Rettighieri - ha detto l'assessore -. Procediamo a ritmi serrati per migliorare la nostra città". "I trasporti sono molto critici come potete vedere tutti ma secondo me non ci sarà alcun settembre nero - ha detto la sindaca Virginia Raggi -. Stiamo lavorando e lo stiamo facendo molto bene". "L'emergenza rifiuti non c'è mai stata - ha aggiunto -, abbiamo avuto un periodo un po' critico". (Fonte)

ULTIM'ORA: ciclone Raggi. Nella capitale partono le perquisizioni della Finanza nella nota società Atac.

Nuovo blitz della Guardia di Finanza negli uffici dell’Atac. I militari del comando provinciale hanno acquisito i fascicoli sui permessi sindacali, uno dei tre filoni di inchiesta del pubblico ministero Nicola Maiorano: gli altri due - sollecitati da un esposto del direttore Marco Rettighieri - sono incentrati su mense del dopolavoro e manutenzione delle gomme, già oggetto di un altro sopralluogo in via Prenestina lo scorso 21 luglio. Ieri i finanzieri hanno preso in consegna decine di faldoni su orari e numero dei cosiddetti «distacchi» dei sindacalisti. Il sospetto riguarda possibili assenze per coprire doppi o tripli incarichi per l’associazione del Dopolavoro: nel 2015 sono state concesse oltre 11mila ore più di quelle a disposizione, con un costo aziendale che si aggirerebbe intorno ai tre milioni di euro.

Mentre la procura cerca di far luce su possibili «truffe e documenti contabili infedeli», Campidoglio e azienda sono al lavoro per evitare il collasso del trasporto pubblico romano a settembre. Ovvero l’emergenza bus guasti e il rischio black-out della metro A. Ieri l’assessora ai Trasporti Linda Meleo ha voluto vedere con i suoi occhi come funziona appunto la «torre di controllo» del parco-auto dell’azienda, la centrale operativa. «Abbiamo monitorato tutto, dalla mappatura dei guasti, con le rimesse più in sofferenza, alle modalità con cui si risolvono i ritardi», ha spiegato l’assessora, che adesso ha sulla scrivania i fascicoli sulla distribuzione delle rotture. «Sono tante quelle per l’aria condizionata» ha riassunto ricordando l’unica buona notizia del settore: il Campidoglio ha sbloccato l’acquisto in leasing dei 150 bus.

«Via libera, secondo il segretariato e la Ragioneria, non è necessaria la modifica al contratto di servizio tra Comune e Atac», l’annuncio di Meleo: per la gara e quindi per aumentare il parco attuale di 1800 bus però ci vorranno 5 mesi, secondo il dg Atac Marco Rettighieri che ha dettato la «deadline» anche per il problema manutenzioni di bus linea A. Entro Ferragosto le emergenze vanno risolte. Soprattutto quella della metro che rischia - senza iniezioni di contanti (58 milioni) - una riduzione dei treni a partire da settembre, quando la Capitale tornerà a riempirsi di lavoratori e studenti: anche la carenza di due treni in meno al mese, sui ventuno teoricamente operativi, significherebbe attese più lunghe e caos.

Già da luglio i vertici dell’azienda di trasporti avevano allertato il Campidoglio sull’urgenza dei fondi: si erano persino ipotizzate le dimissioni dello stesso Rettighieri, che continua a non escludere nulla. «La deadline è fissata al 15 di agosto», spiega il presidente della commissione capitolina Trasporti Enrico Stefano. «Siamo tutti impegnati a trovare una soluzione». La questione è nelle mani dell’assessore al Bilancio Marcelo Minenna, che sta cercando le risorse, 18 milioni. L’ipotesi «disastro metro» allarma anche il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che ieri si è detto «preoccupato», dimostrandosi pronto a parlare con il Comune quanto prima. Gli ha risposto a distanza Meleo: «Chiaro che un contatto con lui lo avremo sicuramente. Aspettiamo il momento per fissare un appuntamento e parlarci»

fonte:  http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/16_agosto_11/blitz-finanza-all-atac-acquisiti-fascicoli-permessi-sindacali-06e7e8ba-6003-11e6-bfed-33aa6b5e1635.shtml


giovedì 11 agosto 2016

VERGOGNA! Ad Agorà il conduttore fa il gesto del "VAI VIA"all'esponente del M5S. Esplode l'ira dei pentastellati




VERGOGNA IN DIRETTA - Barbara Lezzi del M5S polverizza il deputato del Pd e dopo il conduttore la accompagna all'uscita con il gesto del vattene. Condividete, fate vedere a tutti questo video!

Bufera in studio! Un mostruoso Travaglio svergogna Verdini in diretta e davanti a milioni di spettatori



Ecco cosa scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano: 

Beccati. Finalmente li hanno presi con le mani nel sacco. Ecco cosa nascondono i 5Stelle, ecco perché Grillo e Casaleggio han fondato il MoVimento, ecco perché i grillini fanno politica: per fare soldi. La scoperta la dobbiamo ai segugi di Repubblica, che in due giorni han piazzato altrettanti scoop mica da ridere. I titoli parlano da sé: "Una pioggia di euro dagli spot sul blog, ecco la miniera d'oro di Beppe e Casaleggio", "Le ombre nel bilancio dei grillini al Senato". Hai capito quei ladroni? Zitti zitti, mentre tuonano contro i finanziamenti pubblici ai partiti, accumulano un tesoro nella grotta di Alì Babà. Come fanno? Semplice. Il nababbo Gianroberto Casaleggio, la cui società che edita il blog di Grillo (il 77° d'Italia) è sempre andata in perdita e nel 2012 racimolò un utile di 69.500 euro, incassa soldi a palate dalle pubblicità, pagate dagli inserzionisti un tot ogni mille clic.

Quanto? Secondo il Sole 24 Ore 5 euro. Secondo il titolo di Repubblica 0,92 euro; secondo l'articolo di Repubblica 0,64 euro. Per un totale annuo di 5-10 milioni secondo il Sole, di 570 mila euro secondo Repubblica . Se ne saprà di più il mese prossimo, quando sarà pubblicato il bilancio 2014 sul 2013 ("sarà molto migliore del 2013", ha anticipato il guru). È vero che non conterrà il dato scomposto del blog di Grillo; ma, essendo questo la principale attività della società, si capirà se l'ordine di grandezza è quello indicato dal quotidiano della Confindustria o da Repubblica. Nel primo caso, sarebbero un bel po' di soldi (peraltro legittimi, per giunta privati). Nel secondo, saremmo poco sopra l'accattonaggio. In ogni caso, la domanda sorge spontanea: siccome è assolutamente pacifico e dichiarato che il blog di Grillo, come peraltro tutti i siti web di questo mondo, si finanzia con gli spot, dove sarebbe il "mistero" dei finanziatori? Basta aprirlo e vedere chi sono gli inserzionisti. Non c'è nulla di meno misterioso di un'inserzione pubblicitaria. Si dirà: ma il blog di Grillo è l'organo ufficiale di un movimento politico. Verissimo. Esattamente come l'Unità ed Europa per il Pd, la Padania per la Lega, e così via (Forza Italia non ne ha bisogno). Ma con due lievi differenze. 1) I giornali di partito incassano fior di milioni dallo Stato, cioè da tutti i cittadini, compresi quelli che non si sognerebbero mai di votare per quei partiti, e senza quella "pioggia di euro", quella "miniera d'oro", fallirebbero all'istante; in più, sulla carta e sul web, fanno pubblicità e incassano altri soldi da inserzionisti privati. Secondo: nessuno mena scandalo per tutto ciò, nessuno pubblica "inchieste" sulla "pioggia di euro" e la "miniera d'oro" degli house organ dei partiti.

Ma attenzione: ora, sempre grazie a Repubblica , conosciamo pure "le ombre nel bilancio dei grillini al Senato". Quali? Tenetevi forte: "affitti da 2 mila euro al mese ai dipendenti della comunicazione" (il prezzo medio di un trilocale al centro di Roma), "pranzo da 6,71 euro consumato il 6 giugno dal senatore Lucidi" nel ristorante di Palazzo Madama" e soprattutto, scandalo degli scandali, "buffet in onore di Beppe Grillo che l'11 luglio 2013 tenne una conferenza stampa al Senato", roba da "114 euro" per 55 persone (il capo e 54 senatori), cioè 2 euro a testa, mica bruscolini. Ed ecco la prova che c'era qualcosa da nascondere: nel rendiconto "per uso interno", il sardanapalesco banchetto fu registrato come "acquisto di panini e bibite per accoglienza Grillo", mentre in quello pubblico c'è scritto "spese di rappresentanza". Capita la furbata?

Dopodiché, astuti come volpi, i 5Stelle potevano papparsi 42 milioni di rimborsi elettorali, invece li hanno lasciati allo Stato; ogni tre mesi potrebbero intascarsi 2,5 milioni non spesi fra diarie e indennità, invece li versano in un fondo per le piccole imprese; potevano pure spartirsi i 420 mila euro avanzati dai contributi raccolti nella campagna elettorale 2013, invece li hanno devoluti ai terremotati dell'Emilia. Ma il movente è chiaro: farsi una gazzosa da 2 euro con Grillo alla facciazza degli italiani. Sporcaccioni.


Pazzesco, il parassita difende il suo stipendio e si fa sfuggire un paragone che lo rovina..../ Video



 Incredibile. Arcangelo Sannicandro, avvocato di Trinitapoli eletto con Sel. Il suo intervento a difesa dello stipendio da parlamentare è diventato virale sul web. L’onorevole, nel finale del suo intervento, si fa una domanda: “Chi siamo noi? Lavoratori subordinati dell’ultima categoria di metalmeccanici?”.  “Le ragioni del perché dimezzare gli stipendi parlamentari fin da subito penso siano chiare a tutti – commentano i 5 Stelle che per primi hanno diffuso il video -. Quello che non hanno il coraggio di dirvi, sono le continue giustificazioni che adducono per votare contro i nostri emendamenti per fissare l’indennità parlamentare a 5000 euro lordi e rendicontare i rimborsi per tutti i deputati, come già facciamo nel MoVimento 5 Stelle”.

mercoledì 10 agosto 2016

++ ROMA, VIRGINIA RAGGI LO HA APPENA DETTO. E' SCONVOLGENTE ++

"Oggi in primo luogo occorre affrontare la crisi dei prossimi sei mesi in cui ci hanno trascinato. Noi siamo chiamati a fronteggiare uno stato di crisi sistemica con scarse risorse e tempi estremamente ridotti, dovendo sempre lavorare con il rischio sanitario dietro l'angolo". Così la sindaca di Roma Virginia Raggi all'assemblea straordinaria sui rifiuti in corso in aula Giulio Cesare. 

In aula, dove c'è folla di cameramen, fotografi e giornalisti, la sindaca di Roma Virginia Raggi è stata accolta da un applauso al suo arrivo. Presenti in aula l'assessora all'Ambiente Paola Muraro e gli assessori Linda Meleo e Flavia Marzano. 

"Negli ultimi 40 anni la gestione rifiuti è stata affidata a Manlio Cerroni, la sua fortuna è stata tale che è stato chiamato l'ottavo re di Roma" ha detto la sindaca nel corso del consiglio straordinario. "A eccezione dei cinque anni di Alemanno, il centrosinistra ha governato Roma" negli ultimi anni. "E' singolare che tra i firmatari della richiesta di questo consiglio straordinario ci siano esponenti dei partiti di sinistra che dovrebbero conoscere bene la situazione, ma siamo lieti di ricordare i fatti". 

"Chiuderemo il ciclo dei rifiuti, voi non lo avete fatto per anni, noi lo faremo" ha scandito Raggi. 

La sindaca ha espresso "un vero ringraziamento agli operatori Ama che da quando ci siamo insediati ci sono stati vicini e non hanno avuto paura di rimboccarsi le maniche. Siamo in particolare vicini a Luigi Duraccio e Fabrizio Severino, aggrediti durante il servizio". 

La sindaca ha ricordato che "entro il primo semestre del 2015 l'Ama sarebbe dovuta arrivare alla piena efficienza impiantistica, invece esporta rifiuti verso il Nord e oltre confine". "Roma organizza 4mila viaggi all'anno con un costo di 80 milioni di euro l'anno - ha sottolineato - Potevamo dotarci di impianti di proprietà e non è stato fatto". 

"Siamo consapevoli dell'attuale situazione pre-emergenziale - ha detto Raggi durante il consiglio - ma mi sembra che la città sia molto più pulita e i romani lo vedono. Avete notato che il lunedì in giornata la città era invasa più spesso dai rifiuti? Questo perché i trasportatori la domenica erano fermi e si permetteva di arrivare il lunedì pomeriggio e Ama dormiva anziché imporre ai trasportatori di essere presenti il lunedì mattina presto". 

Riferendosi ad attività passate dell'Ama, Raggi ha poi spiegato che verranno chiesti approfondimenti ad Anac. 

La situazione dei rifiuti "impone l'immediata attivazione di un tavolo istituzionale permanente tra la Regione, il Comune, la Prefettura e Ama - ha sottolineato ancora - Domani Muraro si recherà in Regione e si inizierà a lavorare alla creazione di questo tavolo". 

"Muraro è stata consulente di Ama e lo sappiamo tutti. Fino a luglio il suo curriculum sul sito era aggiornato al 2015 e riportava che Muraro era anche consulente. Poco prima delle dimissioni di Fortini il curriculum è stato modificato con una versione del 2011 evidentemente non aggiornato: tra il 2011 e il 2012 è stata consulente di Federambiente all'epoca presieduta proprio da Fortini. Non si può eccepire che Muraro non sia competente, forse è diventata troppo scomoda?" ha osservato Raggi. (Fonte)



IL CODARDO? PRENDE PER IL CULO I POVERI: ECCO L’ULTIMA INFAMATA DEL SERVO DELLA MASSONERIA MONDIALE

“Pensate come sarà bello poter prendere quei 500 milioni dei costi della politica e metterli sul fondo povertà per dare una mano ai cittadini che non ce la fanno e aumentare quel fondo da 700 mln a 1,2 miliardi. E come sarà bello dire: lo abbiamo fatto noi”.  Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, alla Festa dell’Unità nel modenese, parlando del referendum sulla riforma costituzionale e sugli effetti di tale riforma.
Personalizzazione – Matteo Renzi  poi fa autocritica: “Anche io ho sbagliato a dare dei messaggi. Questo referendum non è il mio referendum, perchè questa riforma ha un padre che si chiama Giorgio Napolitano, ed io ho bisogno di voi, perché anche io ho sbagliato qualche volta a dare dei messaggi. Questo referendum non è il mio referendum, io voglio dimostrare che questa riforma è la riforma degli italiani: per questo abbiamo raccolto le firme”.
Le frasi della Boschi – La giornata politica agostana è stata dominata dalle dichiarazioni del ministro delle Riforme Maria Elena Boschi che sempre a proposito di referendum costituzionale ha detto: “Chi nel Parlamento vota no, non lo rispetta”. Una dichiarazione che ha sollevato molte polemiche nello stesso Pd per la scelta di usare il tema del referendum per la Festa dell’Unità. Alla minoranza dem non piace quello slogan “L’Italia che dice sì”, affiancato da una grande X che richiama quella che si disegna su una scheda elettorale.  Sulla frase della ministra è intervenuto l’addetto stampa della ministra per le Riforme che ha precisato come l’affermazione della Boschi non era riferita “a chi legittimamente deciderà di votare No al referendum”.