giovedì 8 marzo 2018

ULTIM'ORA BOMBA - M5S E DI MAIO PRONTI PER ANDARE AL GOVERNO: HANNO FATTO QUESTO ANNUNCIO

La soluzione più realistica dell’impasse post-elettorale è un “governo della non sfiducia” sul modello del monocolore Dc nato nel 1976 grazie all’astensione di comunisti e socialisti, il governo Andreotti III
Il presidente del Consiglio di allora Giulio Andreotti governò per due anni senza maggioranza e grazie all’astensione del PCI di Enrico Berlinguer.
Nel ’76 i democristiani ottennero il 38,7%, i comunisti il 34,4%. Nessuno dei due aveva quindi i numeri per formare il governo e i socialisti decisero di non appoggiare il PCI.
Allora come oggi l’alternativa era tornare al voto, ma grazie alla mediazione del capo dello Stato Giovanni Leone si trovò una soluzione: un governo monocolore DC, reso possibile dall’astensione di Pci, Psi, Psdi, e Pri.
Vincenzo Scotti, più volte ministro e sottosegretario al Bilancio di quell’esecutivo, ha raccontato a Linkiesta.it:
“L’alternativa era tornare immediatamente al voto. Ma nella storia repubblicana non era mai successo. E così, alla fine, si decise per quella strada”.
“Oggi la realtà – ha proseguito Scotti – è completamente diversa dal 1976. Ma se non si vuole tornare a elezioni non ci sono molte alternative. Il centrodestra e i Cinque Stelle possono governare insieme, la vedo molto difficile. Oppure possono dare vita a un governo di minoranza, grazie all’astensione degli avversari, con l’obiettivo di realizzare un programma limitato e di breve periodo.”
Il governo Andreotti III, infatti, ebbe vita breve e un programma limitato. Inoltre i democristiani dovevano concordare con il PCI ogni provvedimento che volevano prendere.
Marco Sarti su Linkiesta spiega che “nel 1976 la grande mediazione fu anticipata da un importante passaggio istituzionale: l’elezione del presidente della Camera. La prima grande prova di intesa tra Dc e Pci si consumò attorno a Pietro Ingrao, scelto come successore di Sandro Pertini sulla poltrona più importante di Montecitorio. Oggi sono in molti a immaginare uno scenario simile. L’elezione di un esponente del Partito democratico al posto di Laura Boldrini potrebbe rappresentare un primo passo verso la nascita di un governo di minoranza”.
Scotti, in merito all’elezioni dei presidenti delle camere ha detto: “Quello di Ingrao fu un segnale molto importante. Anche stavolta capiremo molto proprio dall’elezione dei presidenti di Camera e Senato”.

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